Lo Sconvolgimento del Clima:

il Surriscaldamento della Terra

Sintesi: La relazione che segue vi impegnerà per circa 1 hr, il valore che mi propongo di trasferirvi è la capacità di prevedere, con buona affidabilità, quello che accadrà in un prossimo futuro, nei prossimi 10 -30 anni, ipotizzando la continuità del sistema di vita socio-economico attuale, che da circa 150 anni caratterizza l’evoluzione della, così detta, “civiltà” degli uomini e che, in maniera sempre più rilevante, sta condizionando gli equilibri e le dinamiche della evoluzione naturale del nostro pianeta.

Pur non avendo una specifica competenza nella storiografia, l’attendibilità delle analisi che vi propongo, si basa sulla saggezza dei Romani: Storia magistra Vitae, (la storia è maestra di vita) sull’analisi, cioè, degli avvenimenti degli ultimi 50 anni, sulla base dei quali è logico estrapolare gli avvenimenti del futuro prossimo, ipotizzando che si svolgano nella stessa Dinamica del Processo dell’Economia Capitalista che caratterizza l’attuale sviluppo dei paesi avanzati.

Il criterio con cui vi propongo tali avvenimenti, invece, è quello che ho validato nel mio corso di studi, di ingegnere chimico ed in oltre 40 anni di questa professione, il metodo scientifico sperimentale, del nostro Galileo Galilei o quello della pragmaticità anglosassone “You get what you mesure”, (ottieni quello che misuri) tutte le analisi e le valutazioni che seguono sono basate su dati sperimentali altamente attendibili, pubblicati dalle istituzioni più qualificate che lavorano sulle problematiche del clima e dell’ambiente. (vedi Bibliografia allegata).

Le conclusioni, invece, preferisco proporvele alla fine, quando potrò condividere con voi i presupposti che sostengono le ipotesi ragionevoli su quello che, con buona probabilità potrà accadere negli anni che seguiranno.

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C’è un dovere sacrosanto ed indiscutibile di tutti gli esseri umani, che la generazione presente deve riconoscere come diritto alle future generazioni ed in primo luogo ai propri figli e nipoti: quello di vivere sul pianeta Terra preservando le sue risorse e salvaguardando l’equilibrio della natura e della vita per come l’evoluzione dell’Universo le ha determinate o come un Dio Creatore l’ha donato alla specie umana. Il modo di produrre la vita, quella che chiamiamo ottimisticamente, il progresso della civiltà umana, negli ultimi 200 anni sta in primo luogo sfruttando le risorse del pianeta in maniera distruttiva ed in quantità enormi, non soltanto sottraendolo agli abitanti dei territori in cui si trovano ma privando le future generazioni del loro utilizzo. Allo stesso modo impianti industriali sempre più grandi e le loro produzioni di massa, destinate ad un rapido consumo, invadono il suolo, i mari ed i cieli di scarti velenosi e quantità sempre crescenti di rifiuti invadenti e nocivi.

Sono proprio le Giovani Generazioni, negli ultimi anni, seguendo l’esempio di Greta Thunberg, un’adolescente tenace e consapevole, che stanno manifestando nelle piazze di tutte le nazioni del mondo, al di là delle loro condizione sociale e della appartenenza geografica, per reclamare agli adulti, ai governanti ed ai potenti della terra il loro Diritto alla Speranza, di poter vivere la loro vita su un pianeta che non sia stato saccheggiato dai loro padri e progenitori e che non sia stato deturpato nella bellezza della sua natura, della sua biodiversità e che possa essere ancora fertile ed accogliente per loro ed i loro figli.

Quanto sia reale ed incombente la preoccupazione che percepiscono e che viene sistematicamente taciuta, sottovalutata e mistificata della maggior parte del roboante frastuono e gossip dei mezzi di informazione di massa, è opportuno che vada al di l’ della semplice percezione ed approfondisca la conoscenza dei processi, attualmente in atto, che stanno determinando tali problematiche e della driving force che il potere economico e politico della Borghesia Monopolistica sta esercitando da circa 200 per ottenere enormi guadagni dai settori industriali e finanziari che sono all’origine delle problematiche ecologiche.

Sono questi i dati e le informazioni che la presente relazione e quella del documento “Le cause dell’Anthropocene” si propongono di fornire in forma divulgativa, anche ai non esperti del settore, sulla base di dati e di informazioni altamente attendibili e certificate (vedi all.1).

L'Inquinamento e il deterioramento dell'equilibrio Ecologico non possono essere combattuti e contrastati se non si comprendono i meccanismi del loro equilibrio le cause che possono alterarlo profondamente.

Il danno ambientale non è un tributo inevitabile per il progresso della civiltà umana, al contrario è frutto di presunzione, cupidigia e sete di potere di ristretti nuclei di persone e…di ignoranza diffusa della gran parte delle persone; non sono mali inevitabili, connessi all'evoluzione della nostra presunta civiltà, anche se, purtroppo, sono una diretta conseguenza dell'attuale modo di vivere della Specie Umana: insieme con la crescita delle nostre competenze e delle nostre capacità, per soddisfare interessi particolari e contingenti, stiamo utilizzando in maniera irreversibile delle risorse del pianeta ed, in aggiunta, stiamo alterando gravemente l’equilibrio dell’ecosistema!

E’ evidente che non abbiamo alcun diritto di appropriarci e di consumare risorse che fanno parte del pianeta che rende possibile non solo la nostra vita ma anche quella delle future generazioni e di tutte le altre specie viventi che esistono sulla Terra.

Se, dunque, rubare queste risorse è un delitto, sconvolgere l’equilibrio della natura, per soddisfare i nostri effimeri interessi e la bramosia di potere di squallidi monopoli, è un sacrilegio gravissimo e stupido! Il Miracolo della Vita, che sia frutto della creazione di entità superiori, o di una particolarissima evoluzione cosmica, esiste grazie ad un equilibrio che si è stabilizzato nel tempo di miliardi di anni in questo unico pianeta, la Terra, in virtù di un intreccio equilibrato di elementi naturali, piante ed animali.

1 - Come l'Uomo sta modificando l'equilibrio della Natura

Analizziamo adesso dei fatti e dei numeri, tutti da fonte autorevole e certificata (1). La prima causa dell’alterazione dell’ambiente e del cambiamento climatico in atto, consiste nella produzione di energia da combustibili fossili: carbone, petrolio, gas naturale e la conseguente produzione di CO2, che viene riversata negli 8 km di atmosfera, modificando la trasmissione dell’energia del Sole sulla Terra ed alterando di conseguenza gli equilibri climatici della natura.

Come e da quando è iniziata l'attività umana che sta producendo questi effetti negativi sull'ambiente? L’inizio di questo cambiamento risale a circa duecentocinquanta anni fa: gli uomini, da quando esiste la loro specie hanno usufruito, come ogni altro essere vivente, dell'energia che il sole invia continuamente sul nostro pianeta; hanno imparato da millenni a sfruttare la forza dei venti per navigare sui mari, hanno scoperto il fuoco e l'hanno utilizzato per bruciare la legna degli alberi per cucinare e scaldare le loro case. Solo in tempi recenti, da circa 250 anni l'uomo ha cominciato a bruciare a ritmi sempre più intensi prima il Carbone, poi il Petrolio ed il Gas naturale, estraendoli dalle viscere della terra. Ma bruciare il legno degli alberi o dei rami secchi non è, in pratica, la stessa cosa? Che differenza c'è tra accendere un falò, cosa che gli uomini fanno da migliaia di anni, e, invece, bruciare il carbone o altri combustibili fossili?

Immaginiamo di avere una foresta: se raccogliamo i rami secchi e li bruciamo, la foresta rimane inalterata, gli alberi ogni primavera, grazie alla luce del sole, sono capaci di generare nuovi rami, nuove foglie, nuovi frutti e continuare senza problemi il loro ciclo vitale. Bruciare questo legno non modifica il ciclo naturale della fotosintesi clorofilliana, dell'assorbimento dell'anidride carbonica dall'atmosfera e della produzione di altra cellulosa (..legno!) e di ossigeno; trasformare in cenere questi rami non è molto differente dalla trasformazione naturale dei rami o delle foglie che cadono dagli alberi, si decompongono nel tempo senza alterare il ciclo vitale delle foreste. Se, invece, gli uomini che vivono su di un'isola tagliassero tutti gli alberi dell'isola in cui vivono, questa sembrerebbe un’azione stupida e folle! Per il tempo che la foresta impiegherebbe per ricrescere, ammesso che fosse possibile, senza i semi che vengono dagli alberi estirpati, avrebbero sottratto questa risorsa a loro stessi, ai loro figli e nipoti, distruggendo non solo il legno ma condannando a morte certa tutte le specie vitali che nella foresta trovano l'ambiente necessario per la loro esistenza. Per gli abitanti dell'isola, il solo atteggiamento ragionevole, è quello di rispettare il ciclo vitale delle piante, utilizzando, in un dato periodo, solo la quantità in grado di ricrescere nello stesso arco di tempo, in modo da non togliere a loro stessi ed ai loro figli le identiche opportunità di vita che hanno reso possibile la loro.

Se, invece, estraiamo dalle viscere della terra il Carbon Fossile o il Petrolio, risorse che si sono formate in centinaia di milioni di anni, nel susseguirsi di ere geologiche, accumulandosi all'interno della crosta terrestre, la loro combustione li distrugge in maniera irreversibile, sottraendole definitivamente alle future generazioni. Ben diverso è stato il caso dell’estrazione dei metalli dalle viscere della terra e la raffinazione fatta dalle generazioni passate, che le hanno lasciate come dono prezioso alle generazioni successive grazie al continuo, possibile, riciclo dei materiali metallici.

L’impiego dei combustibili fossili, per alimentare le macchina a vapore, per produrre energia elettrica, per i motori a combustione dei mezzi di trasporto, ha dato inizio all'affrancamento dell’uomo dalla fatica fisica ed all'enorme potenziamento delle sue capacità.

Ecco quello che è accaduto:

Negli ultimi 200 anni, la produzione ed il consumo di energia elettrica sono cresciuti in maniera esponenziale!

Il grafico della figura 2 ci dà chiara evidenza di quello che è accaduto negli ultimi 25 anni, in tempi molto più recenti, dal 1995 ad oggi la produzione di energia elettrica si triplicata raggiungendo numeri di enorme entità e, purtroppo, continuando ad utilizzare prevalentemente combustibili fossili!.

Già alla fine del secolo scorso, 1990, la percezione del continuo aggravarsi dell’inquinamento del pianeta e del pericolo di sconvolgimenti catastrofici è diventata sempre più evidente ed incombente: le delegazioni, della gran parte delle nazioni del mondo, si sono riunite, per la prima volta a Kyoto, in Giappone, per adottate congiuntamente misure per limitare l’impatto ambientale dovuto alle attività umane e per stilare un protocollo di accordo condiviso.

Nonostante fiumi di parole e tonnellate di dichiarazioni volenterose, il problema della salvaguardia dell’ambiente dallo scempio che l’umanità continua a perpetrare non ha visto nemmeno l’inizio di una inversione di tendenza. Non hanno avuto migliori risultati la Conferenza di Copenaghen, dicembre 2009, quella di Durban, dicembre 2011, né gli accordi di Parigi, dicembre 2015.

I due diagrammi della figura 3 e 4 danno l’evidenza non solo della grande crescita dei consumi energetici ma anche, purtroppo, del fatto che il mix percentuale delle fonti energetiche continui costante ad utilizzare per la maggior parte i combustibili fossili. Tutto ciò, a dispetto dei fiumi di parole, delle dichiarazioni di principio di molti capi di stato, dell’ostinato impegno negazionista di altre importanti leader politici, dell’importante contributo conoscitivo delle Nazioni Unite, che nel 1988 ha istituito una commissione IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) di oltre 3.000 scienziati, di tutti le nazioni, per studiare le problematiche del clima e le interazioni con l’ambiente e fornire dati attendibili per le decisioni degli uomini politici.

Da questi dati, non sembra ci siano state conseguenze congruenti! Piuttosto, il rimbalzo di queste informazioni dai mezzi di informazione alla pubblica opinione ha contribuito a rassicurare la grande maggioranza delle persone, dando l’impressione che le problematiche ambientali fossero un problema considerato e gestito ai livelli di competenze e di responsabilità adeguate, p.es. l’ONU!

Ma l’inquinamento dovuto ai combustibili fossili non deriva solo dalla produzione di energia, il consumo di petrolio, su scala globale, è direttamente connesso ai principali sistemi della mobilità e trasporto dell’epoca attuale, il petrolio ed i gas naturali sono la materia prima principale per l’alimentazione della maggior parte delle nostre automobili, dei camion, degli aerei, delle navi generando anche in questi settori enormi consumi degli idrocarburi ed allo stesso tempo di inquinamento dell’atmosfera. E’ doveroso sottolineare come la produzione e la vendita di petrolio costituisca insieme con una delle principali cause dello sconvolgimento climatico, nello stesso tempo sia il BUSINESS Monopolistico con il profitto più elevato, degli ultimi 200 anni.

Analizziamo, dunque la produzione mondiale di petrolio e del suo consumo nel corso degli anni:

Dai 20 milioni di barili al giorno nel 1960, si è saliti agli 80 milioni di barili al giorno nel 2005 sempre in crescita, raggiungiamo i 100 milioni di barili al giorno nel 2018!

Da questi dati sul consumo attuale di combustibili fossili, ma soprattutto sull'andamento della loro progressiva crescita si può comprendere perché, a partire dagli ultimi duecento anni, gli esperti di Geologia hanno definito una nuova Era Geologica per rappresentare la storia del pianeta Terra: Anthropocene, ovvero l’epoca in cui le attività della specie umana stanno significativamente influenzando l’equilibrio ecologico di tutto il nostro pianeta.

Riassumiamo, dunque, i numeri dell’utilizzo degli uomini dei combustibili fossili: nell'anno 2019 si sono consumati 100 milioni di barili di petrolio al giorno, per un totale annuo di 5 Miliardi di Tonnellate (TEP- Tonnellate di Petrolio Equivalente); di carbone 3,7 Miliardi di TEP; di Gas Naturale 3 Milioni di TEP; la combustione di queste sostanze fossili ha dato luogo a circa 40 Miliardi di Tonnellate di CO2 riversati nell’atmosfera.

Questi sono i numeri effettivi di come, al giorno d’oggi, l’umanità, o, più precisamente, una sua parte, meno di 2 miliardi sul totale di 7,5 che oggi abitano la terra, sta riversando ogni giorno, negli 8 chilometri di atmosfera che circonda il pianeta, lo scarto dalle nostre attività quotidiane!

E’ naturale che per ognuno di noi, avere una chiara idea di cosa rappresentino questi numeri è un po’ come riuscire ad immaginare la lunghezza di un anno luce, rispetto p.es. alla lunghezza di un chilometro, del quale abbiamo invece una chiara percezione! Vi faccio, allora, un esempio più facilmente percepibile: un litro di benzina (meno di 700 gr) in una automobile produce 2380 gr di CO2; un pieno di 50 lt , 125 kg di CO2. Un uomo in un giorno consuma 790 gr di O2 e produce 940 gr di CO2. questo è il ritmo naturale su cui da milioni di anni si è stabilizzato l’equilibrio tra la respirazione delle specie viventi e la rigenerazione fatta dalle piante che assorbono CO2 e restituiscono l’ossigeno nella nostra atmosfera.

E’ utile precisare che, quando parliamo delle conseguenze dell’enorme consumo di combustibili fossili, il suo risultato, in relazione alla loro combustione, produce stechiometricamente ben determinati quantitativi di CO2, a seguito della reazione chimica con l’ossigeno.

Alla enorme produzione di CO2 si aggiungono altri numerosi e gravi altri impatti sull'ambiente che le attività intensive degli uomini e delle loro fabbriche producono generando diffuso inquinamento, sversando grandi quantità di veleni e di scarti dannosi sia nell'aria, nell'acqua e nel suolo del pianeta.

A questi danni, si aggiunge l’attività umana di deforestazione, che riduce il polmone naturale del pianeta costituito dagli alberi per assorbire CO2 e trasformarla di nuovo in ossigeno. Anche questa attività è legata ad interessi economici particolari commerciano il legno delle foreste, per ricavare altri spazi per l’allevamento del bestiame, per colture più remunerative, senza gestire la riforestazione equivalente degli alberi estirpati.

Continuiamo, dunque, ad analizzare i dati sulla produzione di CO2, visto che è uno degli effetti le cui conseguenze sono facilmente misurabili e certamente molto significative su uno degli equilibri ecologici del pianeta più importanti rispetto ai cicli della vita di tutte le specie esistenti.

Analizziamo di seguito i grafici della crescita della emissione di CO2 nel mondo, derivante direttamente dalle politiche energetiche riscontrate e dalla deforestazione:

La fig. 8 mostra un dato chiave: il consumo energetico per persona, ovvero la generazione di CO2 per persona, negli Stati Uniti e in Europa, meno di 1 miliardo di persone produce circa 4 volte di più rispetto al resto del mondo, in relazione ad un tenore di vita medio molto più elevato. La grande produzione di CO2 in aumento, dal 2000 in poi in Cina, è dovuta principalmente al consumo di energia connesso all'incremento rapidissimo della produzione industriale, ma il livello di vita effettivo dei cinesi è ancora molto inferiore a quello dei paesi avanzati. Proviamo, infatti, a considerare come indicatore del tenore di vita ma anche come fonte diretta della produzione di CO2 nei diversi paesi, il numero di automobili disponibili per ogni 1.000 persone (https://it.wikipedia.org/wiki/Veicoli_pro_capite_nel_mondo 2017):

Dall’analisi di fig. 7 , 8 e della tab. 1 risulta una produzione, pro-capite, in Europa di 7 ton di CO2 / persona, di 16 negli Stati Uniti, mentre una popolazione superiore ai 3 miliardi di persone, che vivono in India, Cina e Sud-Est asiatico, Russia, Brasile, hanno ancora dei livelli di vita notevolmente inferiore, genera circa 2 tonnellate di CO2 / anno per persona. Poiché è ragionevole ipotizzare una crescita significativa del livello di vita in tali paesi nei prossimi 10 anni, se le politiche energetiche non si modificheranno drasticamente, nella direzione di una generazione aggiuntiva di energia quasi completamente ottenuta da fonti Rinnovabili, ma seguiranno le attuali tendenze, si può facilmente immaginare, con quali fattori moltiplicativi, potranno peggiorare le emissioni nell’atmosfera del Pianeta.

Per ultimo, ma non certo per importanza, in fig. 9 sono rappresentati i dati sulla crescita della popolazione sulla terra, a partire dall'anno 1000 sino a quella prevista nel 2050: considerando, dunque, la crescita della popolazione mondiale ed il progresso delle condizioni di vita di almeno 3 miliardi di persone nei prossimi 30 anni, in mancanza di una immediata e radicale inversione di tendenza nelle politiche di generazione dell’energia, dei trasporti e dei consumi del genere umano non bisogna essere degli specialisti per immaginare l’entità dell’aggravamento delle condizioni di inquinamento dell’atmosfera e dell’ambiente del pianeta.

Questi sono i numeri che ci raccontano dell’era ANTHROPOCENE, iniziata circa 200 anni fa nel nostro pianeta, con la generazione massiccia e progressiva di energia da combustibili fossili, produzione di PLASTICA (vedi Capitolo 2) e di altri prodotti non biodegradabili ed uno stile di vita orientato al consumo ed allo spreco di risorse.

Purtroppo siamo ancora nel bel mezzo di questa Nuova Epoca, nella quale la specie umana sta dando prova delle sue capacità e della potenza acquisita, nel corso della sua evoluzione, nel modo peggiore: saccheggiando le risorse del pianeta ed sconvolgendo gli equilibri naturali alla base di tutta la Vita che esiste sulla Terra.

2 - Le conseguenze di dello sviluppo basato sui combustibili fossili

Il dato più evidente dell’attuale tipo di sviluppo è, dunque, il risultato della constatazione di una semplice reazione chimica, della combustione dei prodotti a base di C carbonio con O2 l’ossigeno per ottenere energia e dare luogo alla CO2, come inevitabile residuo di questo processo:

C + O2 ----> ENERGIA + CO2

Ogni giorno la maggior parte delle nostre centrali elettriche, delle nostre fabbriche, delle automobili che camminano sulle strade del mondo, degli gli aerei che volano nei cieli e delle navi sui mari riversano nella atmosfera terrestre, che ha un’altezza di circa 8 Km, quella del monte Everest, grandi quantità di CO2, ben superiori a quelle dei milioni di anni precedenti prodotti dalla respirazione delle specie viventi.

Gli studi di esperti scienziati, analizzando le profondità dei ghiacci nelle calotte polari e la composizione di strati di roccia formatisi in lontane ere geologiche, hanno potuto analizzare che a partire da milioni di anni fa, e nel corso delle centinaia di migliaia di anni delle epoche più recenti, la percentuale di anidride carbonica nell'atmosfera ha raggiunto un equilibrio stabilizzato da lungo tempo, che è alla base del miracolo della vita che è nata e si è sviluppata sulla Terra.

Questi dati, (fig. 10) ottenuti delle analisi degli strati profondi del ghiaccio nelle calotte polari, evidenziano che la concentrazione della CO2 nell’atmosfera si è stabilizzata su una media di circa 220 ppm (Parti per milione che corrispondono ad una percentuale di 0,022%) con punte di 300 ppm: questo equilibrio dinamico tra la produzione di CO2 con la respirazione degli esseri viventi e la rigenerazione dell’ossigeno grazie alla fotosintesi clorofilliana delle piante ha da lungo tempo trovato un suo equilibrio stabile.

Da poche centinaia di anni, come testimoniano i dati della figura 11 la situazione si sta modificando in maniera marcata:

I dati della figura 11 sono stati ottenuti sino al 1958 dall'analisi del carotaggio dei ghiacci delle regioni artiche, dal 1958 i dati sono stati rilevati dalla stazione di ricerca sull'ambiente di Mauna Loa, a 3396 m di altezza nelle Hawaii, che rileva costantemente i parametri dell’atmosfera e la concentrazione di CO2, in una postazione isolata e lontana da ogni attività umana che possa perturbare direttamente l’ambiente.

La crescita della CO2 che si evidenzia a partire dal 1700, dal 1850 inizia ad avere un andamento esponenziale, continuando la sua crescita sino ai giorni nostri. Dal sito di Manua Loa (https://www.esrl.noaa.gov/gmd/ccgg/trends/monthly.html) possiamo leggere le quotidiane misurazioni.

Sono questi i dati inconfutabili delle attività umane negli ultimi 200 anni e delle dirette conseguenze: la modifica di un equilibrio stabilizzato nelle ere geologiche della concentrazione di CO2 nell'atmosfera, in corrispondenza dell’attività umana di combustione intensiva dei prodotti fossili ed alla deforestazione di estese aree di boschive.

Ma l’aumento della CO2 che rinveniamo nell'aria risulta essere solo una parte di quella generata dalle attività umane poiché una quota significativa di tutta la CO2 che esiste nell'atmosfera terrestre ( maggiore del 50%) viene assorbita dall'acqua degli oceani, sulla base di un definito equilibrio chimico, dando luogo ad un corrispondente aumento dell’acido carbonico (H2CO3). Infatti, in concomitanza con la crescita della CO2 nell'atmosfera si riscontra una diminuzione del Ph degli oceani:

L'acidificazione degli oceani, anche se è un risultato meno divulgato rispetto alla crescita della concentrazione della CO2 nell'atmosfera, è anch'essa una conseguenza diretta degli equilibri chimici di tale gas con l’acqua degli oceani. Attualmente, dunque, gli oceani assorbono circa un quarto della CO2 prodotta dall'uomo ogni anno, quando questo gas entra in contatto con l'acqua, forma acido carbonico; l’aumento di questo composto provoca un incremento dell’acidità dell’acqua di mare ed una diretta influenza su tutti i composti a base di carbonato, che sono una componente essenziale della maggior parte delle conchiglie e dei costituenti della barriere coralline, ambienti fondamentali dell’ecosistema marino (vedi fig. 14).

L'acidità è misurata sulla scala del pH, dove 0 è il più acido, 7 è neutro e 14 è il più basico (una base è l'opposto di un acido). I numeri del Ph variano su di una scala logaritmica, in base 10, dunque, una diminuzione del Ph degli oceani, dal 1850 ai giorni nostri da 8,2 a 8,1, anche se può sembra contenuta, implica un aumento di quasi il 30% della concentrazione degli ioni H+ che costituiscono la componente acida dell’acqua. Ogni unità sulla scala indica un cambiamento di un fattore di 10. Quindi, un pH di 7 implica una concentrazione degli ioni H+ 10 volte più elevato rispetto al valore di Ph 8. Ai tassi di emissione attuali, il pH dell'oceano potrebbe scendere a 7,8 alla fine del secolo, creando un oceano più acido di qualsiasi altro visto negli ultimi 100 milioni di anni.

3 – L’innalzamento della concentrazione della CO2 nell'atmosfera ed incremento della temperatura della Terra.

Sul pianeta Terra, gli elementi fondamentali e le condizioni che consentono la vita, lo sviluppo delle varie specie e ne permettono la continuità nel tempo sono:

  • l’Energia che il Sole irradia sul nostro pianeta;

  • L’Ossigeno, che costituisce il 21% del totale e che è indispensabile per la vita delle piante e degli animali;

  • l’Acqua altro elemento indispensabile per la vita di tutti gli animali e vegetali;

  • Il Clima: una temperatura ottimale di circa 15°C, valore medio della temperatura terrestre, è quella che consente di prosperare sia alle specie vegetali che a quelle animali. Temperature estreme, molto al di sotto dello 0°C o al di sopra dei 40°C, che pure esistono su alcune parti del territorio terrestre, sappiamo bene che consentono l’esistenza solo di un limitato numero di specie sia vegetali che animali;

  • la Anidride Carbonica, pur essendo un gas presente nell'atmosfera terrestre in quantità minime, all'incirca 200 – 300 ppm (parti per milione, ovvero 0,02 – 0,03%), è il vettore che consente di trasformare l’energia trasmessa dal sole in materia organica vivente. Grazie, infatti, all'energia della luce solare, in particolare alla lunghezza d’onda dal rosso (700 nm) al blu-violetto (400 nm) dello spettro visibile, nelle foglie delle piante e di altre specie vegetali acquatiche, avviene la reazione della fotosintesi clorofilliana:

6 CO2+ 6 H2O → C6H12O6+ 6 O2

Con essa le piante assumono il loro nutrimento per vivere e per crescere: trasformano 6 molecole di CO2 più 6 di H2O in una molecola di Glucosio ( C6H12O6 ) liberando 6 molecole di O2. Da un gas e dall'acqua si forma una molecola di un composto organico che costituisce il primo gradino della materia organica e che nutre le specie vegetali. Inizia così la catena alimentare che provvede a fornire il cibo per tutte le altre specie viventi e viene riemesso nell'atmosfera l’ossigeno, nel continuo complesso equilibrio che presiede la vita sul pianeta.

La CO2, oltre ad essere un anello determinante nel ciclo della vita, come precursore della catena alimentare e per la rigenerazione dell’ossigeno, ha un ruolo altrettanto importante nel complesso equilibrio che determina il Clima sulla superficie terrestre.

Andiamo ad esaminare, più in particolare il processo fisico chimico che determina il Clima della terra ed, in particolare, consente il raggiungimento di circa 15°C come valore medio della temperatura al suolo. Questo valore è tipico delle zone temperate, ma sul pianeta ci sono ampie zone con temperature molto più basse ( - 30 -40°C) ed altre molto più elevate (+30 +45 °C) e nelle varie ere geologiche si sono succedute epoche con temperature medie notevolmente inferiori (Glaciazioni) o più elevate (surriscaldamenti), nel corso delle quali le condizioni alla superficie del pianeta hanno subito importanti variazioni che si sono ripercosse in maniera altrettanto significativa sull'evoluzioni delle specie viventi della terra.

Chiariamo subito che la temperatura alla superficie terrestre non ha alcuna relazione con il calore del magma interno al nucleo della terra che, pur raggiungendo temperature di circa 5.000°C nel nucleo del pianeta, rilascia alla superficie un flusso di calore medio di 42 milliwatt per metro quadro (42 mW/m2).

E’, invece, l’Energia irradiata dal sole sulla terra che determina la situazione climatica del pianeta.

Cominciamo ad analizzare alcuni dati numerici: dell’enorme quantità di energia che il sole irradia nello spazio, grazie alle su reazioni termonucleari, consideriamo quella che raggiunge la terra, ovvero, l’energia intercettata da un cerchio perpendicolare ai raggi solari, avente il diametro della circonferenza terrestre, si definisce Costante Solare S0= 1360 W/m2 che è circa 100.000 volte maggiore dell’energia trasmessa in superficie dal nucleo caldo del pianeta.

Con l’ausilio della figura 15, cerchiamo di farci un’idea degli ordini di grandezza della quantità di energia che la nostra stella solare invia, costantemente da miliardi di anni, sulla superficie terrestre:

I dati della fig. 15 già tengono conto che di tutta l’energia del sole irradiata sulla terra, circa il 50% viene riflessa dalla superficie terrestre, dalle nuvole e dall'atmosfera di nuovo nello spazio e, quella che impatta direttamente, sul suolo terrestre, dunque, è circa il 50%.

Il consumo di energia dell’uomo sulla terra di 15 TW è riferito all'anno 2004, le unità di misura sono Terawatt /anno, ovvero 1012 W / anno; i numeri della fig. 15 stanno a significare che in circa 1 hr e ½ il sole invia sulla superficie terrestre tutto il fabbisogno di energia necessario all'umanità per 1 anno! L’energia del Vento in 6 giorni potrebbe egualmente soddisfare tutte le nostre esigenze. L’analisi di questi valori anche se non direttamente collegata alle problematiche del clima ci risulterà utile per le considerazioni sulle politiche energetiche intraprese dall'umanità.

L’energia irradiata dal sole sulla terra è costituita da radiazioni elettromagnetiche in un ampio spettro di frequenze, da 10 nm a 1000 nm con un picco massimo alla lunghezza d’onda di 500 nm; la parte visibile di queste onde elettromagnetiche, da 400 a 700 nm, è costituita da diversi colori dal rosso al violetto che nel loro insieme si compongono nella luce bianca che vediamo emessa dal sole.

Poiché esiste una situazione di equilibrio, ovvero la temperatura del pianeta è mediamente costante nel tempo, la terra a sua volta deve irradiare nello spazio una quantità di energia equivalente a quella ricevuta dal sole ed, in effetti, questo bilancio energetico è pienamente rispettato; l’unica differenza è che il sole è un corpo altamente luminoso ed emette energia in un ampio spettro di frequenze, al contrario, la Terra è un pianeta, un corpo celeste oscuro, ovvero irradia nello spazio, a parte la luce riflessa del sole, quasi completamente energia termica, calore, anch'essa energia elettromagnetica ma prevalentemente ad alta lunghezza d’onda nella banda dell’infrarosso.

Proviamo ad approfondire il processo del Clima dal punto di vista della fisica: sappiamo che l’atmosfera terrestre è costituita al 99% da azoto (77%), ossigeno (21%), argon (1%), tutti e tre questi gas sono completamente trasparenti alle radiazioni solari, ovvero non assorbono praticamente niente dell’energia solare che, dunque, li attraversa in maniera trasparente e colpisce la superficie della terra: una parte di queste radiazioni vengono assorbite dal suolo e dalla superficie degli oceani, provocando il loro riscaldamento, un’altra parte viene riflessa di nuovo nello spazio, a seconda delle caratteristiche di assorbimento e di riflessione delle varie zone, in completo accordo con le leggi fisiche dell’irraggiamento.

Questo tipo di situazione andrebbe a determinare una temperatura della superficie terrestre di circa -20°C, assai poco compatibile per la maggior parte delle specie viventi che esistono sul pianeta.

Sappiamo, invece, che la realtà ci testimonia di una temperatura media della superficie terrestre di circa 15°C, 35° gradi in più di quelli che dovremmo riscontrare considerando la sola presenza dei 3 gas principali che costituiscono l’atmosfera.

Il motivo di tale differenza è dovuto alla presenza degli altri costituenti dell’atmosfera terrestre che, anche se in piccole quantità, assumono un ruolo fondamentale nei processi che determinano le condizioni climatiche del pianeta: i raggi del sole che impattano sulla superficie degli oceani e sulle altre superfici di acqua, con il loro calore, determinano l’evaporazione di notevoli quantità di vapore acqueo, la cui presenza può variare da 0 circa il 6%, inoltre, sappiamo che nell'atmosfera è presente circa lo 0,02 – 0,04 % di CO2. Entrambi questi gas hanno la caratteristica di assorbire ed emettere energia prevalentemente nella lunghezza d’onda dell’infrarosso, proprio quella emessa dalla superficie della terra che, invece di disperdersi direttamente nello spazio, viene assorbita, in maniera proporzionale alle loro concentrazioni, dall'atmosfera terrestre e, in parte, viene di nuovo riflessa, come calore, verso la superficie terrestre, un’altra parte viene inviata verso lo spazio.

Il vapor d’acqua, la CO2 ed altri gas (CH4, N2O…) vengono chiamati gas serra, perché, in maniera analoga alle pareti di una serra trattengono la radiazione infrarossa (calore) ed a parità di irradiazione ricevuta dall’esterno, determinano un riscaldamento della serra rispetto all’ambiente esterno che non beneficia dell’effetto protettivo delle pareti della serra.

Proponiamo, per la comprensione del lettore dell’effetto serra, una serie di considerazioni tecniche che identificano tale fenomeno dal punto di vista della fisica (Termodinamica). Chi non volesse entrare in questi dettagli per comprendere l’effetto serra e le sue importanti influenze sul clima della terra, andando sul seguente link può egualmente avere una spiegazione qualitativa di tale fenomeno e comprendere in che modo le concentrazioni dei gas serra, anche di piccola entità, possono avere effetti marcati sull’equilibrio climatico della terra (https://youtu.be/D_ElsAGzT2A).

Dalla figura 16 si possono verificare 3 bilanci di energia connessi alla determinazione del clima sulla superficie terrestre:

L’energia irradiata dal sole in tutto lo spettro di frequenze, viene assorbita dal suolo (terra ed acqua) per circa il 50%, riflessa dal suolo e dalle nuvole e aerosol per circa il 30% (30 + 77), la restante parte il 20% (-67) viene assorbita dall'atmosfera (nuvole, vapor d'acqua e CO2), principalmente la componente infrarossa.

La superficie terrestre, oltre a ricevere ed assorbire direttamente la radiazione solare, riceve dai gas serra dell’atmosfera un importante contributo di energia infrarossa (calore) dal vapore d’acqua e dalla CO2 dell’atmosfera, in totale 492 W/mq; a sua volta irradia nell’atmosfera 390 W/mq di energia infrarossa, più calore latente per l’evaporazione dell’acqua in nuvole e riscalda gli strati d’aria a contatto col suolo per conduzione del calore e per convezione, per un totale di 492 W/mq.

I gas serra dell’atmosfera assorbono una quota della radiazione infrarossa dei raggi del sole, il calore ricevuto dal suolo, il calore latente del vapor d’acqua, l’energia del riscaldamento dell’aria dal suolo per conduzione e convezione. Rilasciano a loro volta energia verso il suolo e verso lo spazio. Sostanzialmente intercettano le radiazioni nella banda dell’infrarosso dal sole e dalla superficie terrestre, rimandandone verso la terra una quota elevata (324 W/mq) che contribuisce significativamente ad innalzarne la temperatura.

Abbiamo in questo modo quantizzato il contributo che i gas serra rivestono per innalzare la temperatura della superficie terrestre.

Il contributo dei gas serra nell'atmosfera è dovuto per circa il 70% alla presenza di vapor d’acqua, la cui concentrazione è estremamente variabile, da 0 a circa il 6% in relazione alla distribuzione delle nuvole nell'atmosfera, e le cui molecole hanno un tempo di permanenza nell'atmosfera di circa 9 giorni. La CO2 contribuisce, invece, per circa il 25 - 30% all'effetto serra ma la sua concentrazione è molto più uniforme e le cui molecole hanno un tempo di permanenza medio nell'atmosfera di circa 5 anni. In realtà la concentrazione della CO2 nell'atmosfera è ulteriormente stabilizzata dalla sua dissoluzione negli oceani e dalla grande quantità che essi ne contengono, infatti, le molecole che le piante assorbono e trasformano in ossigeno, vengono rapidamente ripristinate nell'aria da un numero equivalente che dal mare si trasferisce nuovamente nella fase gassosa. Questa reazione di equilibrio chimico, spiega la forte tendenza alla stabilità della concentrazione di questo gas nell'atmosfera terrestre nel corso delle ere geologiche, come visto sperimentalmente nella fig. 10. Purtroppo questo meccanismo funziona adeguatamente se la produzione della CO2 è dovuta prevalentemente dalla respirazione delle specie viventi e la sua diminuzione alla reazione della fotosintesi clorofilliana delle piante; sono, invece, gli sversamenti macroscopici come quelli dell’epoca attuale a modificare drasticamente questo equilibrio naturale, andando ad incrementare sia il gas nell'atmosfera sia quello disciolto negli oceani, creando uno squilibrio che tende a persistere per lungo tempo anche se si interrompesse completamente l’anomalo contributo degli uomini.

Sono queste le basi scientifiche che spiegano in maniera qualitativa il contributo dei gas serra al riscaldamento della superficie terrestre al valore ottimale dei 15 °C ma che allo stesso modo rendono evidente come le variazioni di concentrazione della CO2 siano le maggiori responsabili delle alterazioni del questo meccanismo, visto che il vapor d’acqua, le nuvole, hanno un effetto molto più localizzato e variabile nel tempo, giorni - settimane per effetto della sua precipitazione come pioggia, neve o grandine a seconda delle temperature incontrate nelle zone alte dell’atmosfera terrestre.

Altri gas serra principalmente dovuti all'azione dell’uomo sono costituiti da: CH4 metano, NO2 ossido di azoto in concentrazioni molto basse ma che comunque danno un contributo all'effetto serra, dipendente principalmente dalle attività umane.

3.1 – L’innalzamento della temperatura terrestre

Dalla figura 17 si può esaminare in un lungo lasso di tempo, l’andamento delle temperature negli ultimi 2000 anni. Le curve, di differenti colori, corrispondono a dati relativi a studi di diversi gruppi di scienziati, che tuttavia presentano delle evoluzioni climatiche assolutamente omogenee e concordi.

In maniera molto simile all'andamento della crescita della concentrazione della CO2 dell’atmosfera, in fig. 18 si osserva, in un arco di tempo relativamente recente, un aumento sensibile della temperatura della terra, riscontrata omogeneamente da numerose rilevazioni indipendenti.

Questa tendenza riguarda mediamente tutto il pianeta ma, per esempio ecco in fig. 19 le rilevazioni che riguardano l’Italia:

Nella nostra zona temperata, si rileva che da un periodo di temperatura tendenzialmente più bassa rispetto alla media della era geologica che stiamo attraversando, nel 1800 – 1950, a partire dalla metà del secolo scorso, si è avuta una crescita della temperatura media di circa 1,5 °C.

L’incremento della temperatura sul pianeta dovuto all'inquinamento dell’atmosfera e l’analisi delle problematiche sull'ambiente naturale, fin dal 1990 sono state oggetto di approfondite analisi da parte di oltre tremila scienziati di tutte le nazioni a cui l’ONU ha commissionato uno studio sistematico dei cambiamenti climatici: Intergovernamental Panel on Climate Change – IPCC. Questo comitato ha prodotto numerosi e dettagliati studi su tali problematiche ambientali, pubblicando numerosi rapporti, tutti disponibili per la consultazione su numerosi siti di tale ente (https://www.ipcc.ch/).

Tali documenti costituiscono lo studio più approfondito ed autorevole sulle problematiche ambientali, frutto della collaborazione di oltre 3000 esperti di tutti i paesi. Le loro osservazioni e conclusioni sono direttamente rivolte alla classe politica perché ne prenda coscienza e li utilizzi per derivarne le appropriate decisioni; purtroppo, però, le considerazioni di tale comitato tecnico hanno esclusivamente un valore scientifico di analisi e di previsione ma le loro proposte non hanno alcun valore vincolante per nessuno degli stati che pure partecipano a tale attività.

Per la mole dei dati presentati e per gli aspetti specialistici, tali documenti risultano di difficile consultazione e comprensione per la maggior parte dei non addetti ai lavori e che pure vorrebbero documentarsi su tali problematiche.

Per questo motivo, attingendo dati e misurazioni da questi documenti e da atri, di altrettanta autorevolezza (vedi elenco nella bibliografia), mi propongo con questo documento di fornire un’analisi, fondata su dati e misure, delle cause e degli effetti dei mutamenti climatici, in una forma, che mi auguro, risulti accessibile alla maggior parte delle persone e, soprattutto, agli studenti delle scuole medie e superiori che di tali problemi vedranno e toccheranno con mano le conseguenze nei prossimi 50 anni.

3.2 – Lo scioglimento delle Calotte polari e dei Ghiacciai

La più diretta conseguenza dell’innalzamento delle temperature sul pianeta consiste nell’assolutamente anomalo incremento della velocità di scioglimento dei ghiacci delle calotte polari e delle zone artiche nonché di quelli nelle zone di alta montagna.

Dalla fig. 20 si evidenzia, a partire dal 1970, una marcata tendenza alla diminuzione dello spessore dei ghiacciai a livello globale, con una diminuzione cumulativa di circa -14 m. Sull'ordinata a destra del grafico è riportata la velocità di diminuzione dello spessore in cm/anno: dai circa 30 cm /anno degli anni ’80 , si è passati ad una velocità di diminuzione annua di circa 120 cm /anno!

Anche dalla fig. 21 si evidenzia a partire dagli anni ’70 un continuo incremento della velocità di diminuzione dello spessore dei ghiacciai su scala globale: da circa 0,2 m/anno al valore odierno di un assottigliamento dello spessore dei ghiacci di circa 1,2 m/anno.

La figura 22 dà un prospetto della diminuzione cumulata dello spessore dei ghiacciai dettagliato per le diverse aree geografiche: la variazione va dai 10 ai 35 metri in 70 anni, con una media che riproduce i dati della fig. 20, a testimonianza di una problematica diffusa su tutto il pianeta, con entità differenziate in relazione alle particolari condizioni climatiche di ogni sito.

A questi diagrammi che evidenziano freddamente i numeri del cambiamento, si possono accoppiare, purtroppo, delle immagini che evidenziano in maniera molto più incisiva la constatazione di cosa stia avvenendo, da oltre 70 anni, nelle zone dove sono presenti ghiacciai e le cui fotografie sono state rilevate in diverse epoche, offrendo in maniera diretta ed evidente il cambiamento delle condizioni climatiche in tali zone.

3.2.1 - La zona Artica

Consideriamo per prima la calotta polare artica a Nord: le due immagini Fig. 23.1 e 23.2 mostrano la situazione a febbraio 1984 ed a gennaio 2019, nella parte superiore delle due immagini ci sono le scale di colore relative all'età della formazione del ghiaccio: la scala a sinistra mostra, con il cole bianco, la percentuale del ghiaccio con età superiore ai 4 anni, i colori con toni di azzurro sulla destra distinguono i ghiacci di formazione più recente. La differenza sostanziale tra la conformazione dei ghiacciai nel 1984 e quella del 2019, oltre ad una riduzione dell’area globale coperta dal ghiaccio, riguarda la presenza di strati di ghiaccio con età di formazione maggiore di 4 anni, che nel 1984, rappresentava circa il 75% della calotta, mentre nel 2019 questa parte di ghiaccio è ridotta a poche unità %! E’ principalmente lo spessore dei ghiacci che si è ridotto facendo quasi scomparire le formazioni di ghiaccio più antiche e lasciando il posto a strati di ghiaccio sottile che si formano ogni anno nella stagione fredda e che sono ancora più suscettibili allo sgretolamento al cambiare delle temperature.

La visualizzazione in continuo di questi cambiamenti e visibile nel video: https://youtu.be/xlPVUB8svuI. e fa parte dei dati presentati dal NSIDC - National Snow and Ice Data Center.

3.2.2 - La zona Antartica

Anche al polo opposto, la situazione dei ghiacciai è in significativo mutamento : il centro di ricerca IMBIE (Ice Sheet Mass Balance Inter-comparison Exercise) fondato nel 2011 da una collaborazione tra ESA e NASA, ha pubblicato nel 2018,sulla prestigiosa rivista Nature, un accurato studio che annuncia che l’Antartide sta perdendo sempre più ghiaccio, causando un aumento del livello dei mari che nei prossimi decenni potrebbe mettere in pericolo e difficoltà molte città costiere. Tra il 1992 e il 2017 il continente ha perso circa 3.000 miliardi di tonnellate di ghiaccio, portando a un aumento medio del livello dei mari di 7,6 millimetri. Il dato è preoccupante perché i ricercatori stimano che i due quinti dell’aumento si siano verificati negli ultimi cinque anni di rilevazione dei dati. La nuova ricerca sullo scioglimento dei ghiacci in Antartide è stata condotta da un gruppo internazionale di 84 scienziati, che ha esaminato 150 diverse rilevazioni effettuate negli anni sul contenente, per lo più via satellite.

Sino al 2012, lo scioglimento del ghiaccio nel continente sembrava essere relativamente poco preoccupante ma le rilevazioni tra il 2012 e il 2017 dimostrano che la perdita media di giaccio si è triplicata rispetto a quanto registrato prima del 2012.

La riduzione dei ghiacci riguarda principalmente due zone dell’Antartide: la Penisola antartica, che si protende verso il Sudamerica, e la parte occidentale della Calotta glaciale antartica. In queste due grandi aree il ghiaccio si scioglie più velocemente sia a causa della temperatura più alta del solito dell’aria, sia per le acque marine che le passano sotto relativamente più calde di quanto sono state nel passato. Il processo di scioglimento preoccupa i ricercatori perché gli strati di ghiaccio di due regioni fanno da “tappo”, mantenendo stabili i ghiacciai che si trovano sulla parte continentale dell’Antartide ed evitano il suo scivolamento verso il mare. Una loro riduzione potrebbe quindi avere effetti pericolosi per l’integrità stagionale del resto dei ghiacci antartici.

Nello stesso studio si rileva che la parte occidentale della Calotta glaciale antartica si stia sciogliendo a un ritmo molto più alto, passato da 53 a 159 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno nel periodo tra il 1992 e il 2017. L’andamento della parte orientale della Calotta è invece ancora dibattuto e si attendono nuove analisi dei dati per comprendere se e come sia cambiato negli anni.

Tenendo presente l’enorme quantità di ghiaccio dell’Antartide, se tutto il ghiaccio si sciogliesse, il livello dei mari aumenterebbe di 58 metri, possiamo immaginare l’aggravarsi di queste perturbazioni quali effetti catastrofici potrebbero avverarsi per il genere umano e non solo.

Infatti, il Polo Nord e quello Sud, rappresentano due aree geografiche fondamentali per l’equilibrio di tutto il pianeta per quanto riguarda il regime delle correnti marine e dei moti dell’atmosfera di tutte le aree della terra per cui cambiamenti significativi in queste zone potrebbero creare drammatici mutamenti del clima ed ancora più drastici cambiamenti degli equilibri ecologici dei mari.

Il mutamento delle condizioni climatiche delle zone artiche rischia infatti di modificare drasticamente le condizioni climatiche e l’habitat in cui molte specie viventi hanno trovato un equilibrio reciproco ed un adattamento ottimale nel corso delle ere geologiche della Terra. Il cambiamento di queste situazioni nel giro di decine di anni rischia di provocare scompensi repentini che possono portare all'estinzione alcune di queste specie.

Di seguito una serie di immagini che riguardano lo scioglimento dei ghiacciai in numerose altre aree del pianeta, sia nelle regioni polari che sulle più alte cime delle più alte catene montuose del pianeta:

Purtroppo la serie di queste fotografie potrebbe essere assai lunga, vi rimando, dunque, al sito :

Glacier Photograf Collection - http://nsidc.org/data/glacier_photo/index.html

Dove potrete trovare una lunga serie di fotografie che documentano il triste fenomeno del ritiro dei ghiacciai.

4 – Le conseguenze delle Perturbazione del Clima

Tutta la trattazione precedente ha preso in esame una serie di attività degli uomini, relative al periodo attuale ed iniziate circa 250 anni fa, che stanno generando consistenti perturbazioni agli equilibri geologici del pianeta, in particolare al Clima. E’ chiaro ed evidente che la perturbazione del clima non è l’unica che la specie umana sta mettendo in atto e che crea mutamenti globali. Nella sezione relativa alla Plastica proviamo a spiegare in maniera divulgativa un’altra significativa novità creata dagli uomini e frutto delle nuove conoscenze e capacità: le materie plastiche che pur avendo dato agevolazioni ed opportunità di guadagno agli uomini, nel breve periodo, hanno dato inizio all’era dei prodotti dell’uomo che non seguono la legge del riciclo e della trasformazione compatibile di ogni materiale che esiste in natura.

La perturbazione del Clima come ampiamente documentato, p. es. dai rapporti dell’IPCC è un punto cardine dell’equilibrio del pianeta, alla base di tutti i movimenti delle correnti degli oceani, delle masse d’aria, del ciclo dell’acqua ed è all'origine dell’adattamento all'ambiente di tutte le specie animali e vegetali, il suo cambiamento è in grado di generare gravi sconvolgimenti a tutto il ciclo della vita.

Tra le fondamentali variazioni dell’ambiente, legate al cambiamento delle condizioni climatiche, c’è indubbiamente il livello delle acque degli oceani.

Le conseguenze e le catastrofi delle inondazioni, in tutte le religioni del pianeta, raccontano del Diluvio Universale e dell’inondazione delle terre emerse come punizione delle divinità alla malvagità del genere umano!

L’innalzamento del livello del mare

Partiamo, anche per questo dato, dall'analisi delle misure del livello dei mari a cui sono risaliti gli scienziati a partire dalla epoche remote: nella fig. 32 viene riportato uno studio che ricostruisce il livello del mare sulla costa in North Carolina da dati ricavati dall'analisi dei sedimenti prelevati in paludi saline lungo le coste (curva blu con range di incertezza). La curva verde mostra una ricostruzione fatta da strumenti in diversi luoghi del mondo (Jevrejeva et al., 2006, 2008). La curva rossa mostra i risultati di un semplice modello che mette in relazione la variazione di temperatura con livello del mare.

Il grafico mostra come il livello del mare è cambiato negli ultimi 2000 anni. Ci sono 4 fasi:

– Livello stabile dal 200 A.C. al 1000 D.C.

– 400 anni di innalzamento ad una velocità’ di circa 6 cm per centennio fino al 1400 D.C

– Un altro periodo stabile dal 1400 D.C. alla fine del 19esimo secolo.

– Un rapido innalzamento da allora.

Per l’ultimo millennio la curva del livello del mare segue ciò che ci si aspetta in base alla temperatura globale, i dati sperimentali rilevati (curva verde) sono in buon accordo con le predizioni del modello che li correla alla temperatura della terra.

Questi dati si riferiscono alla costa del North Carolina ma risultano essere in buon accordo con altri dati provenienti dal Massachusetts. Tuttavia, anche se è normale che ci siano fenomeni specifici che possono influenzare il livello del mare da una parte all'altra delle coste oceaniche, ad esempio variazioni di correnti oceaniche piuttosto che cambiamenti nel campo gravitazionale causati da fusione di ghiacci continentali, nell'articolo questi meccanismi vengono esaminati e si è concluso che in North Carolina la curva di innalzamento dovrebbe comunque discostarsi non più di 10 cm rispetto alla media globale.

In fig. 33 sono riportati i dati del livello medio del mare a partire dal 1990 al 2018: si evidenzia, nell'epoca industriale una netta tendenza all'aumento del livello degli oceani, che risulta cresciuto negli ultimi 100 anni di circa 20 cm con una velocità di crescita che inizia nel 1900 con 0,6 mm/yr,, per raddoppiarsi ad 1,2 mm/yr tra il 1930 ed il 1990, salire ancora a 3,2 mm/yr tra il 1993 ed il 2015, per arrivare a 4,4 mm/yr tra il 2010 e il 2015.

E’, purtroppo, evidente che la crescita del livello del mare segue con buona approssimazione gli andamenti della crescita della concentrazione della CO2 nell’atmosfera e quella della temperatura.

Nella fig. 34 sono riportate le variazioni del livello del mare riscontrate a Venezia dal 1870 al 2020, anche l’innalzamento del livello del mare Adriatico risulta essere di circa 30 cm, in una località come quella di Venezia in cui il patrimonio artistico e culturale è estremamente condizionato dal livello delle maree.

Oltre alla città di Venezia, molte altre località della terra rischiano inondazioni drammatiche o addirittura di scomparire per una crescita del livello del mare dell’ordine del metro di altezza: si pensi a moltissimi degli atolli dell’oceano Pacifico oppure ai Paesi Bassi del nord Europa.

5 – Il punto di vista degli Scettici – i Negazionisti del AGW: Anthropogenic global warming

Abbiamo esaminato l’evoluzione della civiltà degli uomini negli ultimi 250 anni, caratterizzati da un consumo sempre più intenso dei combustibili fossili per produrre energia, per alimentare i motori a scoppio delle automobili e di molti altri mezzi di trasporto ed abbiamo riscontrato le conseguenze dirette dell’incremento della CO2 nell'atmosfera, l’incremento della temperatura sul pianeta, la modifica degli equilibri del clima, lo scioglimento dei ghiacciai e la crescita del livello dei mari.

Questi dati sono il risultato di studi approfonditi di un gran numero di scienziati facenti capo alle più prestigiose organizzazioni internazionali come: IPCC delle Nazioni Unite, ESA agenzia spaziale europea, NASA ente spaziale americano, che con i loro satelliti forniscono una serie sempre più vasta di accurate osservazioni delle condizioni dell’atmosfera e dell’ambiente del pianeta.

Va detto, però, che ancora oggi una minoranza di studiosi e di scienziati dimostra il loro scetticismo sulla congruenza di tali misurazioni, sostenendo che le osservazioni della temperatura o dell’aumento della CO2 nell'atmosfera non siano dovute a cause riconducibili all'attività dell’uomo, bensì ad eventi naturali che si sono periodicamente succeduti nelle epoche del pianeta in relazione per esempio a modifiche della temperatura che potrebbero essere la causa, e non l’effetto, dell’incremento della CO2 nell'atmosfera, tutto ciò in seguito ad eventi astronomici di modifica dell’inclinazione dell’asse terrestre, di modifica dell’orbita della terra attorno al sole, delle variazioni dell’energia irradiata dal sole per eventi puntuali della nostra stella.

Gli scambi di accuse di un fronte o dell’altro sono riconducibili al condizionamento sulle conclusioni dei loro studi da parte degli interessi economici o delle imprese interessate allo sviluppo dei sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili oppure, dall'altro versante, dagli enormi interessi dei monopoli che gestiscono l’estrazione e la vendita dei prodotti petroliferi e del carbone.

A questo punto è di fondamentale importanza identificare, se esistono e quali siano, le prove scientifiche certe che dimostrano come le variazioni riscontrate nell'ambiente terrestre, in particolare la crescita anomala della CO2 nell’atmosfera sia con certezza sperimentata frutto dall’attività dell’uomo a causa dell’utilizzo crescente e smisurato dei combustibili fossili negli ultimi 250 anni.

5.1 – Le concentrazioni degli isotopi del Carbonio: C12, C13, C14

Le dimostrazioni scientificamente più inoppugnabili dell’origine antropica dell’l’incremento della concentrazione della CO2 nell’atmosfera sono principalmente riconducibili agli equilibri nell'atmosfera dei differenti isotopi del Carbonio: C12, C13, C14

Il carbonio C12 è l’isotopo stabile e maggiormente diffuso del carbonio, nell'atmosfera è presente al 98,892 %, ha numero atomico 6 e peso atomico 12, ovvero il suo atomo è costituito da 6 protoni e 6 neutroni; il carbonio C13 è anch'esso un isotopo stabile, non degrada o si trasforma nel tempo, ma la sua normale concentrazione nell'atmosfera terrestre, 1,108%, è molto inferiore a quella del C12 ; il rapporto standard tra C13/C12 è uguale a 0,011237.

In natura, però, nelle differenti sostanze in cui sono presenti degli atomi di Carbonio, il rapporto tra C13/C12 non è detto che rispetti costantemente questo standard dell’atmosfera perché, anche se i due isotopi hanno le stesse proprietà chimiche, particolari meccanismi di reazioni possono preferenzialmente reagire con il C13 o il C12. Per esempio la reazione della fotosintesi clorofilliana della gran parte degli alberi di alto fusto avviene preferenzialmente con il C12, per cui analizzando il rapporto tra le quantità dei due isotopi nel legno di tali piante ma anche nei materiali che da essi derivano come carbone, petrolio idrocarburi, si riscontra un rapporto di valore inferiore a quello definito come standard. Questa differenza del rapporto di concentrazione tra i due isotopi si misura con il valore 13 C (‰). Nella fig. 35 si riportano i valori di questa variazione per il rapporto C13/C12 in diversi composti del carbonio:

Si può osservare nella fig. 35 che per il materiale: petrolio, carbone fossili, il rapporto C13/C12 si discosta dallo standard per circa il -25 per mille.

I valori del rapporto C13/C12 misurati nell’atmosfera a partire dal 1990, nella fig. 36 mostrano una costante e significativa diminuzione rispetto a quello che ci aspetteremmo come valore standard nell'atmosfera: la causa più che ragionevole di questo dato è legata alla grande quantità di materiale fossile (carbone, petrolio) bruciati dall'uomo, la CO2 prodotta da tale combustione rispecchierebbe il rapporto C13/C12 tipico di questi materiali, il ché spiegherebbe in maniera congruente l’origine antropica dell’eccesso di CO2 presente nell’atmosfera.

Il Carbonio 14, C14 è invece un isotopo radioattivo del Carbonio: i raggi cosmici interagiscono costantemente con le molecole dell'alta atmosfera producendo neutroni (n). Essi vanno a collidere con l'azoto 14 (14N) trasformandolo in14C con la perdita di un protone (p+).

La concentrazione relativa del C14 nell’atmosfera, rispetto a tutti gli altri atomi di carbonio, vale:

C14 = 1,2 x10 -12

e si è mantenuta stabile nelle ere geologiche, questo valore di concentrazione si ritrova in ogni organismo vivente contenete del carbonio di origine organica. Con la morte si interrompe il ciclo vitale che adegua la percentuale di C14 del soggetto a quella presente nell’ambiente , da quel momento inizia la decrescita per effetto del decadimento radioattivo dell’isotopo.

A differenza degli altri isotopi, infatti, il C14 non è stabile ma tende continuamente a trasformarsi secondo la reazione :

Con un periodo di dimezzamento di 5730 anni. Dopo un periodo di circa 10 dimezzamenti, circa 50.000 anni le tracce di C14 nel materiale organico si possono considerare completamente scomparse.

E’ questo il caso di tutti i combustibili fossili, che si sono formati milioni di anni fa e che, quindi, sono completamente privi di C14 e quando bruciano anche la CO2 che si forma è completamente priva di questo isotopo.

Stante, perciò, le grandi quantità di combustibili fossili bruciati, dall'uomo negli ultimi 200 anni ed in particolare negli ultimi 50 anni, con una corrispondente immissione di CO2 senza C14, dovremmo aspettarci di trovare nell'atmosfera terrestre una diminuzione della concentrazione standard del C14, rispetto ad una situazione dipendente esclusivamente dalla reazione con i raggi cosmici.

Questo effetto viene effettivamente riscontrato da un indicatore naturale: analizzando, cioè, la presenza del C14 negli anelli degli alberi, in ognuno dei quali rimane fissata la traccia (nel breve periodo), della concentrazione di C14 nella CO2 all'epoca della sua costituzione.

La fig. 37 mostra proprio questo andamento dal 1800 ai giorni nostri, con una pendenza molto più accentuata a partire dal1900. Nel 1950, con l’esplosione delle bombe atomiche della seconda guerra mondiale e la produzione di grandi quantità di neutroni, si nota un’evidente crescita del C14, come conseguenza, però, dell’attività umana.

5.2 – L’andamento della concentrazione della CO2 nel corso degli ultimi 800.000 anni

Riproponiamo, infine, la fig. 10 che mostra l’andamento della concentrazione della CO2 in un lungo arco di tempo, 800.000 anni: in questo lungo arco di tempo, pur in presenza di significative variazioni della temperatura della terra, l’equilibrio naturale che stabilizza la concentrazione di questo gas nell'atmosfera, ha mostrato la sua capacità di reazione al variare delle condizioni naturali. La concentrazione della CO2 nell'atmosfera terrestre in questo lunghissimo arco di tempo ha oscillato tra i 200 ed i 300 ppm, sembrerebbe molto strano che negli ultimi 250 anni ed in particolare negli ultimi 50, senza apprezzabili perturbazioni naturali, la sua concentrazione sia salita così rapidamente a valori di oltre 400 ppm mai toccati nei precedenti 800.000 anni!.

Purtroppo, l’unica variabile che la natura non è riuscita a bilanciare è quella degli interventi dell’uomo che hanno riversato nell'atmosfera enormi quantità di CO2 che purtroppo i meccanismi naturali del pianeta non sono in grado di metabolizzare.

I dati esposti, queste ultime conferme, se ancora ce ne fosse bisogno, dimostrano in maniera inoppugnabile il rapporto di causa ed effetto tra le attività dell’uomo nell'epoca attuale e le deleterie modifiche degli equilibri naturali del pianeta.

6 – Le CONSEGUENZE del cambiamento del Clima

Abbiamo esaminato sino ad ora gli effetti dello sviluppo industriale e dei modelli di vita dell’umanità negli ultimi 250 anni: la produzione, su larga scala, di energia da combustibili fossili, l’enorme espansione della mobilità delle persone con incrementi altrettanto grandi della produzione di automobili, camion, aerei, navi…ed anche treni, tutti mezzi che utilizzano motori a combustione o energia prodotta da fonti fossili. L’altro fattore caratteristico di questa evoluzione è stato la crescita delle imprese industriali, la grande quantità di merci prodotte, per una finalità strana: il consumo, uso e getta! La civiltà dell’uomo, fino a 250 anni fa, ma anche l’esistenza delle altre specie viventi, ha avuto come punto cardine l’utilizzo delle risorse del pianeta per sostenere la loro sopravvivenza e, nel caso degli uomini per ottenere un sostanziale miglioramento della qualità della sua vita; buttar via i beni acquisiti, il consumo inutile sono stati considerati sempre valori negativi. Solo ristrette categorie sociali potevano disporre di beni di lusso o voluttuosi in abbondanza: i re, i faraoni, la corte ristretta attorno a loro. L’unica eccezione di beni non essenziali alla fruizione collettiva sono state nel campo dell’ARTE, l’architettura, la scultura, la pittura, la musica, la poesia, la narrativa ….

Al consumo uso e getta si è associato un altro enorme problema che ha caratterizzato una categoria ampia di merci e prodotti degli ultimi 250 anni: l’impossibilità del riciclo naturale. In tutte le fasi della civiltà umana, sino a 250 anni fa, l’umanità ha imparato a produrre ed a utilizzare tutti beni che seguivano il ciclo naturale di degrado nel tempo e di riciclo nei percorsi di rinnovamento della natura (vedi capitolo sulla Plastica).

Torniamo al Clima: probabilmente quando pensiamo ad un aumento medio della temperatura terrestre di 2 -3 gradi, pensiamo ad estati un po’ più calde ed a inverni più miti. Non ci sembra un gran danno! Lo scioglimento dei ghiacci polari lo avvertiamo come un evento molto lontano da noi, i problemi forse li avranno gli orsi polari, le foche, i pinguini…. L’innalzamento del livello dei mari, di 1 m, 2 m? già sarebbe un evento avvertibile da tutte le persone che vivono sulle coste; ma siamo abituati alle maree che modificano il livello del mare di circa 50 cm, in alcune zone come la Normandia anche di 10 m: a parte gli atolli del pacifico, i Paesi Bassi, ecc. dovremo rinunciare ad un po’ di costa ma, a prima vista, non sembrano eventi da catastrofe planetaria.

Proviamo allora ad esaminare l’equilibrio Idro-Geologico: tutti ci ricordiamo delle grandi civiltà del passato, gli Assiro Babilonesi, gli Egiziani la nascita delle loro civiltà e lo sviluppo affascinante di tali popoli è stato legato alle condizioni vantaggiose che i bacini idrografici del Tigri e dell’Eufrate o del Nilo hanno assicurato per millenni a queste popolazioni. Il regime dei fiumi, ovvero, la loro portata, la regolarità del loro flusso, l’alternarsi delle piene con inondazioni ripetitive nel tempo, hanno assicurato non solo la disponibilità di acqua da bere per le popolazioni numerose e per tutti gli animali necessari al loro nutrimento, ma soprattutto un’abbondanza di raccolti del frumento, dell’orzo, della frutta e degli altri prodotti della terra indispensabili per il loro nutrimento e la loro sopravvivenza. Oltre all'agricoltura il regime fluviale e le condizioni che si sono stabilite in tutto il territorio, hanno determinato lo sviluppo di un ricco ecosistema di piante e di animali che egualmente riusciva a svilupparsi in armonia con i cicli del fiume assicurando benessere ed abbondanza anche alla popolazione umana.

Pensiamo, ancora, all'importanza sulla terra di altri equilibri idrogeologici fondamentali, p.es., il Rio delle Amazzoni in America del sud, il cui bacino alimenta e sostiene la più grande foresta pluviale del pianeta ed è il principale polmone verde della terra per la digestione della CO2 e per la produzione di nuovo ossigeno, oltre ad essere la culla di un gran numero di specie vegetali ed animali che costituiscono il più importante patrimonio di biodiversità del pianeta. Situazioni analoghe al Rio delle Amazzoni, sono la maggior parte delle foreste pluviali, in Africa, in Asia, nelle Americhe ecc.

Uno dei fattori più importanti dell’equilibrio idrogeologico e che ne determina le sue caratteristiche e la stabilità nel tempo è la dimensione dei ghiacciai sulle montagne che alimentano le sue sorgenti. Sono questi i principali serbatoi dell’acqua del suo corso, in sono accumulate le riserve per alimentarne il fiume durante le stagioni calde ed in assenza di alimentazione dalle piogge.

I regime dei fiumi, infatti, si dividono in tre tipologie:

· Glaciale, con un contributo principale alla sorgente del fiume dai ghiacciai di alta montagna;

· Nivale, la portata delle acque del fiume è originata in buona parte dalle scioglimento delle nevi che si accumulano ogni anno nelle zone alte delle montagne;

· Pluviale, la portata del fiume è prevalentemente determinata dalla precipitazione piovose nel corso delle stagioni e relative agli equilibri climatici delle regioni in cui scorre il fiume.

in relazione al tipo di regime del fiume, cambiano sostanzialmente le caratteristiche del suo corso e della portata nei vari periodi dell’anno: le prime due, glaciale e nivale garantiscono una portata d’acqua sostenuta anche nei mesi estivi ed una presenza di acqua in tutto il corso dell’anno.

I fiumi, invece, con tipologia pluviale hanno solitamente un regima di magra nel corso dei mesi estivi e la loro portata si intensifica con le piogge primaverili, autunnali con frequenti fenomeni di esondazione in concomitanza di piogge di forti intensità.

Con un riscaldamento ancora limitato dell’atmosfera, abbiamo già da molti anni constatato la diminuzione dei ghiaccia in tutte le regioni del pianeta ed allo stesso modo la linea delle nevi invernali è salita di molte centinaia di metri: sono enormi quantità di metri cubi di acqua in meno per alimentare i fiumi.

L’aumento di temperatura, per giunta in un lasso di tempo estremamente più rapido delle evoluzioni accadute nell'arco di ere geologiche, inevitabilmente, dà luogo a variazioni di condizioni ambientali significative a cui molte specie vegetali ed animali non sono in grado di reagire e di trovare un nuovo adattamento rischiando nella maggioranza dei casi l’estinzione.

L’evaporazione dell’acqua dal mare e dai bacini terrestri diventa significativamente più intensa e di conseguenza le precipitazioni sono più voluminose e violente: la modifica, dunque, del regime fluviale da glaciale e nivale a quello pluviale rischia di provocare cambiamenti profondi dell’equilibrio ecologico di enormi aree del pianeta. Come diretta conseguenza si modifica la possibilità di coltivare ampie zone o diminuisce drasticamente la produttività di territori che per secoli hanno offerto rigogliosi raccolti ed hanno alimentato una ampia biodiversità di piante ed animali che costituiscono la ricchezza del nostro pianeta.

Stiamo già vivendo una situazione critica, in cui l’aumento demografico ha raggiunto i 7,5 miliardi di persone e si prevedono ulteriori significativi incrementi nei prossimi periodi ( vedi fig. 9) tali da determinare problemi molto seri per la produzione di risorse alimentari sufficienti per nutrire adeguatamente tutta la popolazione del pianeta. La concreta prospettiva di desertificazione di vaste aree o di riduzione della loro produttività agricola in concomitanza di una notevole crescita demografica, dipinge un quadro estremamente serio e preoccupante connesso allo sconvolgimento degli equilibri naturali del Clima.

La scarsità di risorse alimentari potrà avere serie conseguenze per la convivenza pacifica sul nostro pianeta e certamente aggraverebbe conflitti e tensioni in zone densamente abitate in condizioni di grave sottosviluppo. Esodi e migrazioni determinerebbero pressioni sempre più pesanti e violente dai paesi di difficile sopravvivenza verso quelli più avanzati con conseguenze del tutto imprevedibili.

Ma le variazioni delle condizioni climatiche, connesse all'aumento della concentrazione della CO2 nell'atmosfera e della temperatura, stanno già provocando anche nelle acque degli oceani dei cambiamenti sensibili che nel breve tempo potrebbero avere conseguenze di imprevedibile gravità. Proviamo a soffermare la nostra attenzione su alcune delle specie animali ai quali difficilmente prestiamo attenzione: il plancton, un’enorme massa di organismi microscopici che costituisce l’alimento fondamentale degli animali più grandi della terra, le balene, le razze, gli squali balena e che è alla base della catena alimentare di tutte le specie che vivono nel mare.

Analogamente il fitoplancton oltre a costituire un alimento per le specie marine, svolge un’attività di fotosintesi clorofilliana importante almeno quanto quella delle foreste esistenti sulla terra ferma: entrambe queste specie sono estremamente suscettibili alle variazioni della temperatura delle acque ed al valore del grado di acidità, fattori che gli sconvolgimenti attuali stanno contribuendo a modificare.

Un altro degli ecosistemi fondamentali dell’ambiente marino, le barriere coralline, stanno mostrando evidenti segni di sofferenza e degrado per le repentine variazioni del ph e della temperatura degli oceani.

Consideriamo, per ultimo, il progressivo scioglimento dei ghiacci ai poli della terra: oltre all'aumento della massa di acqua liquida, le riserve di ghiaccio in queste zone, con l’enorme quantità di frigorie, energia del freddo costituita dal calore latente di liquefazione dei ghiacci, costituiscono due fondamentali motori che mettono in moto le correnti sottomarine di tutti gli oceani della terra. Sono proprio queste correnti che provvedono a distribuire ed a diffondere il plancton ed il cibo nei mari del pianeta e che regolano in buona misura l’evaporazione delle acque dei mari, la loro temperatura e quella delle masse d’aria sovrastanti, dando origine ai principali fenomeni atmosferici che si alternano stagionalmente in concomitanza con l’energia solare proveniente dalla nostra stella.

Ultima conseguenza, anche questa già si evidenzia nelle ultime decine di anni, è l’incrementarsi e l’estendersi di fenomeni climatici estremi come i cicloni, le inondazioni che statisticamente sono diventati più frequenti, più intensi che nel recente passato, estendendo la loro azione anche nelle zone temperate in cui questi fenomeni non si erano mai presentati.

Queste presentate sono tutte relazioni congruenti tra le modifiche delle situazioni climatiche dell’intero pianeta e le conseguenze che ne possono derivare: è difficile prevedere l’entità con cui questi fenomeni potranno manifestarsi e la velocità della loro evoluzione. Sappiamo certamente che l’aumento della concentrazione della CO2, una volta provocato, anche in assenza di ulteriori emissioni può avere dei tempi di riduzione governati solo da fenomeni naturali che impiegherebbero tempi molto lunghi per ripristinare le precedenti condizioni di equilibrio.

Potranno bastare questi argomenti per mettere seriamente in allarme l’umanità ed indirizzarla a modificare il percorso della sua futura evoluzione?

7 – Conclusioni: le parole e i fatti

L’obbiettivo che si propone questa relazione è di offrire ad un’ampia platea di persone ed, in particolare, alle giovani generazioni una panoramica comprensibile ed attendibile, basata rigorosamente su dati oggettivi e su studi sperimentali di enti e scienziati esperti ed accreditati, di quello che sta accadendo attorno a noi da decine e centinaia di anni, per poter valutare in autonomia l’evoluzione dei cambiamenti climatici provocati dalle attività e dagli interessi degli uomini, le conseguenze di tali sconvolgimenti, la probabilità di tali accadimenti e la possibile tempistica.

Ulteriore fondamentale contributo alla comprensione ed alla evoluzione dei fenomeni in atto, poiché la loro percezione e la consapevolezza della loro gravità è iniziata da molti decenni, riguarda la constatazione dell’operato dell’attuale classe dirigente, dei politici che hanno la responsabilità di amministrare le tasse pagate dai cittadini e di intraprendere le iniziative adeguate a tutelare il benessere e la qualità della vita di chi ha conferito loro il potere di decidere e di amministrare.

A questo scopo, vi propongo nuovamente il diagramma della crescita della concentrazione della CO2 nell'epoca recente con l’aggiunta degli eventi storici e delle decisione politiche in merito alla gestione delle problematiche dell’Anthropic Global Warming (AGW).

  • La figura 38 riporta le misurazioni della concentrazione della CO2 su scala globale a partire dal 1958, sono i dati rilevati dalla stazione Manua Loa nelle Hawai, cento di ricerca climatologica del National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ente governativo degli USA, laboratorio scientifico istituito sulla base della diffusa percezione dell’influenza sull'ambiente delle emissioni causate dall'uomo e dalle società petrolifere. Ma non sempre le iniziative scientifiche e gli investimenti nella ricerca corrispondono ad un puro interesse scientifico e ad una conoscenza puramente speculativa.

  • Già alla fine degli anni ’70 una delle più grandi compagnie petrolifere americane, la EXON-MOBIL, finanziò delle approfondite ricerche sull'incremento della CO2 nell'atmosfera, sugli effetti delle emissioni dovute all'uso massiccio di combustibili fossili ed alle conseguenze climatiche del possibile riscaldamento globale.

Queste ricerche non furono mai pubblicate ma sin da quest’epoca la Exon si distinse per la sua azione di contrasto alla teoria del riscaldamento globale causato dagli uomini (AGW) sostenendo l’origine naturale (NGW); si schierò contro le analisi e gli accordi del successivo protocollo di Kyoto e continuò la sua azione di controinformazione .

  • ·Sempre a metà del XX secolo, nel 1957 fu intrapreso un progetto congiunto da un gran numero di nazioni International Geophysical Year per lo studio dei ghiacci dell’artico e dell’antartico con carotaggi che raggiunsero i 3 km di profondità per analizzare formazioni di oltre 800.000 anni fa e risalire dalla composizione di tali campioni e dalle impurità in essi conservate alle condizioni climatiche del passato ed in particolare alle concentrazioni della CO2 nell'atmosfera terreste in queste epoche remote (vedi fig. 10).

  • Negli anni ’90 iniziò un’attività congiunta ed organizzata delle Fossil fuels lobby, le Lobby dei combustibili fossili, ovvero associazioni scientifiche e di comunicazione, pagate d grandi società di combustibili fossili (petrolio, gas, carbone) e società elettriche che tentano di influenzare la politica governativa. Grandi compagnie petrolifere come ExxonMobil, Royal Dutch Shell, BP, Total SA , Chevron Corporation e ConocoPhillips sono tra le più grandi società associate alla lobby dei combustibili fossili. [1] General Electric, Southern Company, First Energy e l'Edison Electric Institute, si impegnarono a finanziare ed a promuovere campagne per contrastare gli studi sugli effetti antropici dello sconvolgimento climatico e del riscaldamento globale. A queste imprese si unì e fu particolarmente attivo il gruppo dei Koch brothers, due fratelli titolari di una delle più grandi imprese statunitensi che si impegnarono a finanziare con oltre 900 milioni di $ il Republican National Committee dal 2009 al 2016 e le campagne presidenziali dei candidati repubblicani per contrastare le affermazioni della comunità scientifica riguardo l’AWG – anthropic global warming ed insinuare nell'opinione pubblica idee contrastanti la dismissione dei combustibili fossili, ed in particolar modo gli studi del IPCC. .

  • Nel 1988, infatti, per iniziativa dell'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) e del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), nasce l'IPCC - Intergovernmental Panel on Climate Change, a cui attualmente partecipano 195 nazioni con il supporto scientifico di oltre 3000 scienziati, con l’obbiettivo di studiare in maniera approfondita le problematiche dei mutamenti climatici ed offrire ai governi delle Nazioni adeguate informazioni per prendere decisioni sulle politiche energetiche e per il contrasto ai cambiamenti climatici.

  • Dal 3 al 14 giugno 1992, a Rio de Janeiro si è tenuto il Summit della Terra, la prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull'ambiente. È stato un evento senza precedenti anche in termini di impatto mediatico e di scelte politiche e di sviluppo conseguenti. Vi parteciparono 172 governi e 108 capi di Stato o di Governo, 2.400 rappresentanti di organizzazioni non governative e oltre 17.000 persone aderirono al NGO.

  • Nel '95 si è tenuta a Berlino la prima COP (COP 1 – Conference of Paties) come risultato dei negoziati di Rio del '92. La COP è l'organismo decisionale dell'UNFCC, ovvero la Convenzione Quadro dell'ONU sui cambiamenti climatici, che si riferisce alla Parti, poiché alle sue riunioni annuali possono partecipare non solo i rappresentanti delle Nazioni ma anche quelli di altre parti: Regioni, comuni ecc… Le conferenze COP vengono tenute ogni anno e contribuiscono al confronto ed alla discussione delle problematiche ambientali ma non elaborano documenti vincolanti o decisionali per le istituzioni politiche.

  • Nel dicembre 1997 a Kyoto, in Giappone, le parti che precedentemente si erano incontrate al Summit della terra a Rio de Janeiro elaborano il Protocollo di Kyoto: un trattato internazionale che estende la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e che impegna gli Stati parti a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, in base al consenso scientifico che si sta verificando sul riscaldamento globale e che è estremamente probabile che le emissioni di CO2, prodotte dall'uomo, ne siano state la causa principale. Il protocollo di Kyoto è stato adottato a Kyoto, in Giappone, l'11 dicembre 1997 ed è entrato in vigore il 16 febbraio 2005. Attualmente vi sono 192 parti (il Canada si è ritirato dal protocollo, con decorrenza dicembre 2012) al protocollo.

Il protocollo di Kyoto ha attuato l'obiettivo dell'UNFCCC di ridurre l'insorgenza del riscaldamento globale riducendo le concentrazioni di gas a effetto serra nell'atmosfera a "un livello che impedirebbe pericolose interferenze antropogeniche con il sistema climatico" (articolo 2). Il protocollo di Kyoto si applica ai sei gas a effetto serra elencati nell'allegato A: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) e esafluoruro di zolfo (SF6).

Il protocollo si basa sul principio delle responsabilità comuni ma differenziate: riconosce che i singoli paesi hanno capacità diverse nella lotta ai cambiamenti climatici, a causa dello sviluppo economico, e quindi impone l'obbligo di ridurre le emissioni attuali sui paesi sviluppati sulla base del fatto che sono storicamente responsabile degli attuali livelli di gas serra nell'atmosfera.

  • ·Nel 1993 si affaccia sulla scena politica degli USA , "Al" Gore, Jr. (Washington, 31 marzo 1948), un politico e ambientalista statunitense. È stato il 45º Vicepresidente degli Stati Uniti d'America (1993-2001) durante la presidenza di Bill Clinton. Gore è stato insignito del Premio Nobel per la pace 2007 e del Premio Principe delle Asturie per la Cooperazione Internazionale 2007 per il suo impegno in difesa dell'ambiente.

Membro del Partito Democratico, si è seduto per il Tennessee nella Camera dei rappresentanti dal 1977 al 1985 e poi al Senato dal 1985 al 1993, prima di essere eletto vicepresidente di Bill Clinton nelle elezioni del 1992 e del 1996.

Al Gore è stato candidato alla presidenza alle elezioni presidenziali del 2000: uno degli scontri politici più sconcertanti della storia degli USA, nonostante, infatti, Al Gore avesse avuto la maggioranza dei voti (> 500.000 voti) e nonostante il ricorso e la contestazione a seguito del conteggio dei voti in Florida presso la Corte suprema, è stato risultato battuto dal candidato del Partito Repubblicano, George W. Bush, a causa della modalità elettorale negli Stati Uniti che assegna la vittoria al candidato che ottiene la maggioranza per numero di grandi elettori.

  • Nel 2012, al 31 Dicembre 2012, si concludono gli impegno del protocollo di Kyoto. Alla conferenza sul clima di Parigi (COP21) del dicembre 2015, 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale.

L’accordo definisce un piano d’azione globale, inteso a rimettere il mondo sulla buona strada per evitare cambiamenti climatici pericolosi limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC.

Elementi chiave:

L’accordo di Parigi è un ponte tra le politiche odierne e la neutralità rispetto al clima entro la fine del secolo.

L’accordo dei partecipanti riguarda la Mitigazione: ridurre le emissioni.

I governi hanno concordato di:

  • mantenere l'aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine;

  • puntare a limitare l'aumento a 1,5°C, dato che ciò ridurrebbe in misura significativa i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici;

  • fare in modo che le emissioni globali raggiungano il livello massimo al più presto possibile, pur riconoscendo che per i paesi in via di sviluppo occorrerà più tempo;

  • procedere successivamente a rapide riduzioni in conformità con le soluzioni scientifiche più avanzate disponibili.

Prima e durante la conferenza di Parigi, i paesi hanno presentato piani nazionali di azione per il clima completi (INDC). Questi non sono ancora sufficienti per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2ºC, ma l’accordo traccia la strada verso il raggiungimento di questo obiettivo.

Trasparenza ed esame della situazione a livello mondiale

I governi hanno concordato di:

  • riunirsi ogni cinque anni per stabilire obiettivi più ambiziosi in base alle conoscenze scientifiche

  • riferire agli altri Stati membri e all'opinione pubblica cosa stanno facendo per raggiungere gli obiettivi fissati

  • segnalare i progressi compiuti verso l'obiettivo a lungo termine attraverso un solido sistema basato sulla trasparenza e la responsabilità.

  • Il 20 gennaio 2017, con la cerimonia di insediamento presso il Campidoglio, Donald Trump è diventato il 45º Presidente degli Stati Uniti d'America. Il suo primo discorso da presidente è stato fortemente improntato a tematiche autarchiche, isolazioniste e patriottiche.Il giorno seguente si è svolta la Women's March, una marcia contro Trump a cui hanno partecipato più di mezzo milione di persone.

Quando i cittadini, concedendogli il loro voto, lo hanno eletto presidente in novembre, Trump ha stabilito cinque primati, concretizzati il 20 gennaio 2017 all'inizio del mandato:

  • primo presidente a non aver mai ricoperto in precedenza una carica politica, amministrativa o ad aver militato nelle forze armate statunitensi;

  • primo presidente sostenuto dalla maggioranza di membri eletti, in Congresso e Senato, del suo stesso partito all'inizio del suo mandato presidenziale;

  • primo presidente che rifiuta lo stipendio statale all'inizio del suo mandato presidenziale;

  • presidente più vecchio, avendo superato i settant'anni di età al momento dell'elezione;

  • presidente più ricco per patrimonio finanziario personale.

Nel 2016 Forbes ha stimato il patrimonio netto di Trump in 3,7 miliardi di dollari, queste stime lo rendono comunque uno dei politici più ricchi della storia degli Stati Uniti. Forbes ha indicato Trump come la 156ª persona più ricca degli Stati Uniti e la 324° nel mondo.

Cambiamento climatico

Trump non accetta il consenso scientifico sul cambiamento climatico. Nel 2012, ha affermato che il riscaldamento globale è stato un falso inventato dai cinesi, ma in seguito ha detto che stava scherzando. Ha definito l'Environmental Protection Agency (EPA) una "disgrazia" e ha minacciato di ridurre il proprio contributo al bilancio. Trump si è impegnato a eliminare il piano di energia pulita e a ritirarsi dall'accordo di Parigi siglato nella XXI Conferenza delle Parti dell'UNFCCC, che chiede riduzioni delle emissioni di carbonio in più di 170 paesi. Dopo aver ottenuto la presidenza, Trump ha dichiarato di avere "una mente aperta" verso l'accordo di Parigi ma il 1º giugno 2017 ha annunciato che gli Stati Uniti si ritireranno dall'accordo di Parigi, rendendo gli Stati Uniti l'unica nazione a non esserne membro.

· Il 20 agosto 2018 Greta Thunberg, di 16 anni, che frequentava il nono anno di una scuola di Stoccolma, ha deciso di non andare a scuola manifestando la sua presenza, seduta davanti al Parlamento Svedese, fino alle elezioni legislative del 9 settembre 2018. La decisione di questo gesto è nata a fronte delle eccezionali ondate di calore e degli incendi boschivi senza precedenti che hanno colpito il suo paese durante l'estate. Voleva che il governo svedese riducesse le emissioni di anidride carbonica come previsto dall'accordo di Parigi sul cambiamento climatico ed è rimasta seduta davanti al parlamento del suo Paese ogni giorno durante l'orario scolastico. Il suo slogan era Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima).

Le sue parole d’ordine sono:

o La crisi climatica dev'essere gestita da crisi! Il clima è la questione più importante!

o Riprendiamoci il nostro futuro!

Slogan lanciato a tutte le giovani generazioni, contro l’opera di degrado compiuto sino ad oggi, nei confronti dell’ambiente, a danno delle future generazioni. Dopo le elezioni svedesi, ha continuato a manifestare ogni venerdì, lanciando così il movimento studentesco internazionale Fridays for Future. Ha partecipato alla manifestazione Rise for Climate davanti al Parlamento Europeo a Bruxelles e ha parlato alla manifestazione organizzata da Extinction Rebellion a Londra (31 ottobre 2018).[12] Il suo sciopero del venerdì ha attirato l'attenzione dei media in diverse nazioni e manifestazioni simili sono state organizzate in altri paesi, tra cui i Paesi Bassi, l'Italia, la Germania, la Finlandia, la Danimarca e l'Australia. In Australia migliaia di studenti sono stati ispirati da Thunberg ad intraprendere lo sciopero del venerdì, ignorando l'appello del loro primo ministro Scott Morrison, che ha dichiarato al Parlamento «ciò che vogliamo è l'apprendimento nelle scuole e meno attivismo».

Il 4 dicembre 2018 Greta ha parlato alla COP24, vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutosi a Katowice, in Polonia.Greta ha spiegato così la gravità del problema:

«Ciò che speriamo di ottenere da questa conferenza è di comprendere che siamo di fronte a una minaccia esistenziale. Questa è la crisi più grave che l'umanità abbia mai subito. Noi dobbiamo anzitutto prenderne coscienza e fare qualcosa il più in fretta possibile per fermare le emissioni e cercare di salvare quello che possiamo.»

  • Dal 1º gennaio 2019, Jair Messias Bolsonaro, un politico brasiliano, è stato eletto Presidente del Brasile.

Soprannominato il «Trump brasiliano», Jair Bolsonaro è noto per le diverse dichiarazioni controverse. Oltre all'apprezzamento per la dittatura militare e a dichiarazioni di disprezzo verso i parenti dei desaparecidos, egli ha esposto posizioni reazionarie e ultra-conservatrici su questioni come l'omosessualità, la parità di diritti tra uomo e donna, il razzismo verso i neri, gli indios, il Massacro di Carandiru, i non cristiani, la violenza sessuale, il porto d'armi, l'aborto, l'immigrazione e la difesa dell'ambiente, su questa problematica la sua posizione di negazione delle responsabilità umane per lo sconvolgimento climatico sono tenaci almeno quanto quelle del presidente americano.

Nel mese di agosto 2019 Bolsonaro viene accusato dai media a livello globale in seguito a un incendio scoppiato nella Foresta amazzonica, salito all'attenzione internazionale grazie a immagini di San Paolo completamente al buio alle tre del pomeriggio a causa del fumo il 20 agosto, dopo circa quattordici giorni dai primi focolai. Nonostante i toni allarmistici con cui è stato riportato l'accaduto, i dati raccolti dal satellite Aqua della NASA Bolsonaro ha difeso il suo operato dichiarando che, alla fine di agosto 2019, il totale degli incendi occorsi nel bacino dell'Amazzonia era prossimo alla media dei 15 anni precedenti, e complessivamente inferiori rispetto al periodo 2000-2007. Questo atteggiamento ha scatenato una grande mobilitazione pubblica oltre a un forte sdegno soprattutto riguardo alle ipotesi di colpevolezza del presidente, considerato diretto responsabile anche da note figure come Emmanuel Macron. Secondo tali congetture, Bolsonaro avrebbe esortato agricoltori e proprietari terrieri ad appiccare l'incendio con i suoi discorsi riguardo all'economia, come dimostrato il 10 agosto 2019 con un picco di incendi nelle località di Novo Progresso e Altamira.

I Fatti

Come potete notare, dal 1950, mentre a livello internazionale accadevano gli avvenimenti sopra descritti, sorprendentemente la curva di crescita della CO2 nell'atmosfera terrestre ha continuato nella sua crescita in maniera inalterata e costante!.

Poiché, infatti, come dimostrano i dati riportati in questo studio, la crescita del consumo energetico a livello mondiale è aumentata stabilmente e così pure l’uso dei vari tipi di combustibile fossile, come prevedibile conseguenza, è cresciuta l’immissione della CO2 nell'atmosfera, come pure la media delle temperature e gli altri parametri ambientali ad essi correlati.

L’impegno e gli investimenti fatti dall'ONU e da altri importanti istituzioni, il risalto che i media hanno dato alle conferenze sul Clima non hanno avuto alcun effetto significativo nel modificare i dati che danno la misura reale delle problematiche ambientali né, in maniera significativa, le politiche energetiche ed ambientali dei vari Stati.

Quello che conta, i quantitativi di combustibile fossile quotidianamente impegnato per produrre energia elettrica ed alimentare i nostri mezzi di trasporto, è rimasto sostanzialmente inalterato, le decisioni dei politici hanno modificato solo in minima parte le politiche energetiche e gli impegni per l’ambiente: i profitti delle lobbies del petroli e dei monopoli dell’energia sono stati garantiti!

E’ legittimo pensare che, dopo le campagne negazioniste e le prebende a scienziati per screditare la tesi del Global Warming originato dalle attività dell’uomo, la strategie della comunicazione di massa, per gestire le problematiche ambientali nei confronti dei propri elettori e della pubblica opinione, sia diventata notevolmente più sofisticata: offrire all'opinione pubblica l’impegno di enti prestigiosi come l’ONU, la NASA, l’ESA per la conoscenza delle problematiche ambientali con il coinvolgimento di un gran numero di scienziati, in qualche modo tranquillizza le persone nei confronti della Crisi Ambientale: “Se queste strutture autorevoli sono impegnate ad analizzare ed a gestire le problematiche dell’ambiente…. è inutile che i semplici cittadini se ne interessino! Affrontare queste problematiche così complesse non è materia della gente comune”.

In realtà, come sottolineato in precedenza, anche gli autorevoli rapporti emessi da IPCC pur nell'ampiezza del loro approccio si esprimono con un linguaggio molto specializzato e si riferiscono generalmente alla probabilità di diversi scenari, elaborati con sofisticati modelli di simulazione. Le loro analisi, per giunta, sono per mandato elementi di consultazione offerti ai decisori politici ….. che, ovviamente, rimangono del tutto liberi di prenderli in considerazione o meno. La realtà dei fatti delle decisioni di Donald Trump, il presidente dello stato più potente del pianeta e di Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, lo stato con il polmone verde più grande della Terra, ne sono esempi lampanti.

Una speranza di cambiamento si può intravedere dal movimento di protesta Friday For Future a cui le proteste di Greta Thunberg, la giovane attivista svedese ha dato origine: il consenso e la partecipazione entusiastica degli studenti di molti paesi, testimonia di una nuova presa di interesse dei giovani per le problematiche dell’ambiente e della politica. Purtroppo dei movimenti di protesta, che hanno scosso gli stati negli ultimi 70 anni e che hanno visto la mobilitazione di grandi numeri di giovani e di cittadini impegnati, si potrebbero scrivere fiumi di inchiostri e di analisi: di fatto protestare per chiedere alla stessa classe politica, intimamente intrecciata ed espressione dei poteri forti economici, non ha mai sortito risultati significativi se non su questioni di opinione che poco intaccavano interessi finanziari.

I cambiamenti climatici sono già manifestamente in atto a livelli preoccupanti e semplici considerazioni come l’incremento della popolazione globale e la crescita delle condizioni di vita di almeno 3 miliardi di persone (Cina, India, Sud Est Asiatico, Russia, Brasile) inducono a preoccupanti riflessioni. Sono certamente necessari piani immediati di investimento e di sviluppo per la produzione di energie rinnovabili, i cui costi ed i cui tempi di realizzazione potrebbero essere di attuazione rapida ed economicamente vantaggiosi….. ma ahi-noi senza una rivoluzione politica con la quale i popoli delle nazioni possano riappropriarsi della loro delega politica ed affidare la gestione delle loro tasse a persone che operino nel loro mandato per il vantaggio ed il benessere dei cittadini e non per quello di lobbies e monopoli che li tengono al guinzaglio, la probabilità di un cambiamento efficace è ancora remota.

Napoli, 07 settembre 2020

Vittorio Savarese

Link Siti Origine Dati del rapporto:

NAZIONI UNITE - UN DATA: Climate change and Greenhouse gases https://unstats.un.org/; https://unstats.un.org/unsd/envstats/qindicators.cshtml

UNFCCC - I dati climatici della Convenzione globale sul clima : https://unfccc.int/process/transparency-and-reporting/greenhouse-gas-data/greenhouse-gas-data-unfccc

Greenhouse Gas Inventory Data - Detailed data by Party

UNEP - Environmental data Explorer: Climate change: https://www.bas.ac.uk/data/our-data/publication/ice-cores-and-climate-change/

Global Monitoring Laboratory - Earth System Research Laboratories; https://www.esrl.noaa.gov/

WORLD BANK - Environment Data: https://data.worldbank.org/topic/environment

WMO - World Data Centre for Greenhouse Gases: https://gaw.kishou.go.jp/

IPCC - Data Distribution Centre: http://www.ipcc-data.org/sim/gcm_clim/SRES_TAR/ddc_sres_emissions.html; https://www.ipcc.ch/

OECD - Green growth indicators: https://stats.oecd.org/Index.aspx?DataSetCode=GREEN_GROWTH

EUROPA – EUROSTAT Database - Emissions of greenhouse gases -EU 2020 headline indicators - Agenda 2030 SDGs : https://ec.europa.eu/eurostat/web/sdi/overview

EEA - Data and Maps - GHG emissions by aggregated sector : https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/daviz/ghg-emissions-by-aggregated-sector-1#tab-dashboard-02

JRC ISPRA -EDGAR: http://-edgar.jrc.ec.europa.eu/

PBL - Trends in global CO2 and total greenhouse gas emissions: http://-pbl.nl/en/publications/trends-in-global-co2-and-total-greenhouse-gas-emissions

STATI UNITI - WORLD RESOURCES INSTITUTE - CAIT Climate Data Explorer - Climate Watch: https://www.climatewatchdata.org/

DOE ESS-DIVE - Environmental Systems Science Data Infrastructure for a Virtual Ecosystem: http://ess-dive.lbl.gov/

CDIAC - ON LINE TRENDS - Fossil-Fuel CO2 Emissions: https://cdiac.ess-dive.lbl.gov/trends/emis/meth_reg.html

GLOBAL CARBON PROJECT - Global Carbon Budget: https://cdiac.ess-dive.lbl.gov/GCP/

NOAA - Climate Data Online: https://www.ncdc.noaa.gov/cdo-web/

NASA - Global Climate Change Data. Vital Signs of the Planet: https://climate.nasa.gov/